L'età è quella che ti senti: quella psicologica conta più di quella biologica!
Dal Corriere.it del 19 agosto 2021:
Sentirsi più giovani di quanto dice l'anagrafe si associa a una salute migliore e ad una prospettiva di vita più lunga. E si può fare molto per
fare dell'età solo un numero!
di Elena Meli.
L'età è solo un numero. Lo diciamo per consolarci quando le candeline non stanno più comodamente sulla torta di compleanno, ma pare ci sia più di un fondo di verità nel non dare troppo peso all'età anagrafica; conta parecchio quella biologica , ma forse perfino di più l'età psicologica. Quella che ci sentiamo insomma, che «pesa» più di quella scritta sulla carta d'identità o che possiamo leggere nelle rughe sul viso: lo sostiene un ampio studio statunitense i cui risultati sono stati usati per creare un questionario che calcola l'età psicologica soggettiva grazie alle risposte a quindici domande (si può fare gratuitamente online ). Solo l'ennesimo test curioso per capire se siamo ancora giovani dentro? Tutt'altro, perché sentirsi meno anni sulle spalle si associa a una salute migliore e a un'aspettativa di vita più lunga; inoltre molti dei fattori che incidono sull'età soggettiva possono essere controllati e modificati, è perciò possibile imparare a sentirsi più giovani e, quindi, un po' anche diventarlo. Non è un gioco.
Lo studio americano. - «Stabilire l'età psicologica però non è semplice come chiedere a qualcuno "Quanti anni ti senti?": la risposta può variare a seconda dell'umore e delle circostanze», specifica Alex Zhavoronkov, il ricercatore del Buck Institute for Research on Aging in California che ha messo a punto il test. Zhavoronkov ha applicato l'intelligenza artificiale all'enorme mole di dati del progetto Midlife in the United States, condotto dal National Institute of Aging statunitense su circa diecimila persone che sono state seguite e intervistate più volte nell'arco di vent'anni per capire come i fattori psicologici, comportamentali e sociali influenzino la salute e il benessere man mano che si invecchia: ogni volta i volontari rispondevano a mille domande su innumerevoli argomenti e la massa di dati è stata poi data in pasto ai computer, che hanno quindi individuato gli elementi più decisivi nel determinare l'età soggettiva consentendo di creare il test in quindici domande.
Fattori chiave. - «Sui fattori chiave per lo più è possibile intervenire: uno dei più rilevanti nell'influenzare l'età che ci sentiamo è il grado di salute fisica misurato attraverso domande che indagano la capacità di impegnarsi in un allenamento vigoroso o la necessità di seguire terapie, per esempio quelle per la pressione alta», dice Zhavoronkov. Chi per esempio è più attivo ha una probabilità del 30-50 per cento più alta di sentirsi più giovane anche a vent'anni di distanza. Che l'esercizio fisico e il movimento in generale siano critici, soprattutto man mano che invecchiamo, lo conferma Francesco Landi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG): «La sedentarietà è il primo determinante dell'età psicologica ma anche di quella biologica ed entrambe sono più importanti dell'età anagrafica per la salute. Sentirsi più giovani significa essere più attivi, fare movimento a sua volta porta a sentire meno il peso degli anni: un circolo virtuoso che purtroppo questo ultimo anno e mezzo di pandemia ha interrotto per molti, limitando le possibilità di attività fisica e movimento anche e soprattutto per i più anziani».
Stili di vita. - Siamo quindi invecchiati di più dalla primavera 2020 a oggi di quanto non sia forse mai accaduto in precedenza nello stesso arco di tempo, ma la buona notizia è che non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi anche se, come specifica Landi «L'età psicologica e quella biologica non si cambiano a ottant'anni, ma si costruiscono fin da bambini con uno stile di vita sano: nasciamo con una dote genetica di longevità più o meno accentuata, ma poi ce la giochiamo nell'arco dell'esistenza. Prima si comincia a combattere la sedentarietà, ad avere una dieta equilibrata e a evitare le cattive abitudini come fumo ed eccesso di alcol, più si può riuscire a tenere bassa l'età che ci sentiamo».
Vita intima. - Un altro elemento decisivo per l'età psicologica, secondo lo studio di Zhavoronkov, è poi l'attività sessuale: se è soddisfacente e si pensa che continuerà a esserlo negli anni a venire, gli anni che abbiamo "nella testa" si abbassano automaticamente e secondo l'esperto anche questa è una buona notizia, perché a ogni età è possibile cercare di avere una vita sessuale sana, gratificante, ricca, e farlo sarà una sorta di investimento per il futuro.
Altruismo. - Pure sentirsi importanti per gli altri e dedicarsi al loro benessere conta e Landi conferma: «Una persona che sta invecchiando ma sente di avere ancora un ruolo sociale, ha stimoli e coltiva interessi vive meglio e più a lungo: sentirsi utili, avere uno scopo indipendentemente dall'età è un tratto tipico della longevità di successo e, per esempio, lo si ritrova sempre nei centenari delle "blue zones", le aree del mondo dove c'è un'aspettativa di vita più elevata della media (come l'Ogliastra in Sardegna, la prefettura di Okinawa in Giappone o l'isola di Ikaria in Grecia, ndr). Mantenere stimoli relazionali e culturali è fondamentale, soprattutto nel momento critico della pensione che spesso marca in negativo la traiettoria di vita perché allontanarsi dal lavoro toglie senso alle giornate: svoltarla in positivo, vedendola come un'occasione per dedicarsi finalmente a tutto ciò che non si è riusciti a fare prima per mancanza di tempo, è la chiave giusta per non sentirsi improvvisamente vecchi».
Età soggettiva. - Una visione ottimista della vita è quindi altrettanto utile soprattutto perché mantenere bassa l'età psicologica allontana malanni e fa vivere di più: l'ampiezza dell'effetto dell'età psicologica su malattie e mortalità ha sorpreso perfino Zhavoronkov che, mettendo in correlazione i risultati ottenuti nel test con gli esiti di salute, si è accorto come sentirsi più anziani della propria età raddoppi la probabilità di morire anzitempo rispetto a chi invece si sente addosso i suoi anni, non uno di più. Lo ha confermato una ricerca di Antonio Terracciano, geriatra della Florida State University: analizzando i dati di oltre 17mila persone seguite per vent'anni ha osservato che l'età soggettiva non è solo una sensazione, ma un accurato predittore di salute. Spiega Terracciano: «Chi si sente giovane vive di più, chi si sente anziano ha una vita più breve: un'età soggettiva più alta, per esempio, si associa a una probabilità del 10-25 per cento più elevata di essere obeso o avere un girovita troppo largo, entrambi elementi che peggiorano l'aspettativa di vita, ed è correlata anche alla percezione di una salute più precaria e a un'età biologica maggiore: lo dimostrano le modifiche epigenetiche riscontrabili sul Dna (cambiamenti nell'espressione dei geni che dipendono dall'interazione con l'ambiente, ndr) e un profilo infiammatorio peggiore». Per sentirsi giovani però non ci sono scorciatoie, non vale insomma passare dal chirurgo plastico per spianare le rughe: «Non si tratta di restare infantili o inseguire una giovinezza perpetua come Dorian Gray, ma di vivere una vita sana e piena, rispettando le regole-cardine valide a ogni età: fare movimento costante, seguire una dieta equilibrata, non fumare ed evitare gli eccessi, per invecchiare bene e lentamente», conclude Landi!