La salute inizia dal carattere!

Da Focus n. 270-2015:

Di Margherita Fronte.



Si scoprono nuovi legami fra anima e corpo. E in futuro agli esami del sangue potranno affiancarsi i test di personalità.
Estroverso o riservato; ottimista o pessimista; nervoso o rilassato; affidabile o pigro. Gli psicologi descrivono così il nostro modo di rapportarci al mondo e agli altri, ma secondo studi recenti, si potrebbe usare lo stesso schema per capire se stiamo bene oppure no, di che cosa potremmo ammalarci e persino come reagiremo alle terapie prescritte dal medico. Più i ricercatori indagano infatti i rapporti fra la personalità e la salute, e più scoprono relazioni molto precise. Per esempio, le persone coscienziose (quelle organizzate, affidabili, scrupolose e perseveranti) hanno generalmente un cuore più sano, la pressione più bassa, si ammalano meno di diabete, ma sono più soggette alle infezioni e, se si fanno male, impiegano più tempo a guarire. Al contrario, chi è emotivo, ansioso e nervoso soffre più spesso di ipertensione, ha un rischio aumentato di ictus e infarti, ha problemi alle articolazioni ma non è molto appetibile per virus e batteri, che lo attaccano raramente. Anche le persone con una mentalità aperta sembrano ammalarsi complessivamente meno, mentre i caratteri miti, gentili e disponibili hanno un rischio ridotto di ictus.
Emozioni e malattia
Nell'interpretare i risultati degli studi serve tuttavia un po' di cautela. «Come è facile aspettarsi, le associazioni più forti sono quelle fra alcuni tratti della personalità e la salute mentale: per esempio, chi prova spesso emozioni negative, perché è pessimista o ha una scarsa autostima, è più incline alla depressione», spiega Antonio Terracciano, ricercatore italiano che oggi lavora all'Università della Florida. «Per le altre malattie, invece, le relazioni non sono sempre nette e non tutti gli studi vanno nella stessa direzione». Inoltre, non è neppure ben chiaro se certi tratti del carattere rappresentino di per sé un fattore di rischio, oppure se siano il segnale molto precoce di una malattia già in corso, ma che si manifesterà soltanto molti anni più tardi. «Per certe patologie, è certamente più plausibile la seconda ipotesi», dice l'esperto. «E così per il morbo di Alzheimer: si è visto che le personalità nevrotiche rischiano più di ammalarsi. Tuttavia, il loro modo di agire potrebbe essere dovuto a una degenerazione dei neuroni già in corso, ma che ancora non determina i vuoti di memoria più tipici della malattia, e sui quali si baserà poi la diagnosi vera e propria. Altri casi sono diversi: il diabete, le malattie cardiovascolari o le influenze non condizionano il carattere: è invece possibile che accada il contrario». Ma perché?
Infiammati
Per spiegare le influenze della personalità sulla salute sono state fatte diverse ipotesi: alcune chiamano in causa i comportamenti individuali, altre la fisiologia. Riguardo a quest'ultima, per esempio, una ricerca dello stesso Antonio Terracciano ha trovato che le concentrazioni nel sangue di proteina C reattiva e di interleuchina 6 (due molecole legate all'infiammazione) sono più alte in chi ha un carattere nervoso. Gli ormoni prodotti quando si è sotto stress influenzano insomma il sistema immunitario, che diventa più reattivo e più efficace contro virus e batteri. Il rovescio della medaglia è però che l'infiammazione costante predispone a molte malattie croniche, come quelle cardiovascolari. Un'indagine genetica, pubblicata a febbraio sulla rivista «Psichoneuroendocrinology» e condotta su 121 studenti, conferma questi risultati. Gli autori - scienziati dell'Università di Nottingham - hanno trovato che 19 geni coinvolti nei processi infiammatori e nella risposta immunitaria sono più attivi in chi ha un temperamento nervoso (ma anche nei molto estroversi), rispetto a chi ha un carattere più chiuso e tranquillo, indipendentemente dallo stile di vita. Che comunque ha un suo effetto. Si sa benissimo infatti che certi comportamenti, per esempio fumare, stimolano l'infiammazione. Anch'essi, come l'attività dei geni, sono legati alla personalità di ciascuno, e finiscono inevitabilmente col condizionare la sua salute. Diverse ricerche hanno infatti notato che le persone poco determinate, ansiose e volubili tendono a fumare di più, fanno meno attività fisica e mangiano in modo più disordinato. Non a caso, sono più spesso obese.
Anche l'atteggiamento che assumiamo nei confronti dei medici e delle cure dipende dal nostro carattere. Chi è più determinato nella vita è infatti più disponibile e diligente nel portare avanti percorsi terapeutici lunghi e difficili, mentre le persone pigre, così come quelle molto emotive, tendono a scoraggiarsi.
Così, se è vero che non sono state trovate relazioni fra il rischio di ammalarsi di tumore e la personalità, è altrettanto vero che chi è coscienzioso tende a curarsi con maggiore attenzione, e ha quindi un'arma in più per guarire.
Se il gioco si fa duro
Siamo diversi, infine, nel reagire alle prove fisiche e psicologiche che qualsiasi malattia ci mette di fronte. E in qualche caso, il carattere ci condiziona in modo sorprendente. Contrariamente a quanto si può pensare, infatti, la gioia di vivere e di stare con gli altri non dà una marcia in più. «L'effetto protettivo delle emozioni positive non prosegue nel corso della malattia», dice Terracciano. «Piuttosto, è vero il contrario: la perdita di forze che accompagna il decorso colpisce più duramente chi è esuberante ed è abituato a sentirsi pieno di energia. Le persone più chiuse, al contrario, reagiscono meglio». Per superare le loro difficoltà, gli estroversi potranno comunque fare affidamento sugli amici, che non soltanto ci conoscono meglio di quanto crediamo, ma sono indispensabili quando stiamo male. Almeno, così suggerisce uno studio statunitense pubblicato a gennaio su «Psychological Science». La ricerca ha elaborato i dati di uno degli esperimenti di psicologia più lunghi della storia, durato ben 75 anni. Da ragazzi, i 600 partecipanti sono stati classificati in base alla personalità, mentre ai loro amici è stato chiesto di descriverne il carattere. Con il passare degli anni, le indicazioni degli amici si sono rivelate più veritiere di quelle date dai diretti interessati. Soprattutto, però, chi nel corso della vita aveva saputo stabilire una buona rete di relazioni sociali era anche in grado di affrontare meglio i periodi meno felici. È la dimostrazione scientifica del fatto che gli amici si riconoscono nel momento del bisogno.